Ecco qui l'articolo che ho scritto per la Rusgia del mese di Settembre 2015!
Buona Lettura!
UNA
SERA NELLA STALLA…..una favola vera
Oggi, quando
parliamo di lavoro a maglia, di uncinetto, di ricamo e di cucito creativo,
pensiamo ad attività che si svolgono nel tempo libero e che solo le più brave e
creative sanno fare; in pratica pensiamo ad esse come a degli Hobby.
Anche le donne di
una volta si dedicavano a queste attività, peccato solo che lo facessero per
necessità e non per ingannare il tempo! Maglioni, pantaloni, sciarpe, guanti e
calze venivano fatti in casa; non esistevano negozi di abbigliamento ne
tantomeno negozi di biancheria per la casa, per cui, fin da piccole, le bambine
venivano iniziate a queste arti. Tutte sapevano cucire, lavorare ai ferri e
ricamare.
Voglio, qui di
seguito, raccontarvi uno sprazzo di vita quotidiana nella corte ai tempi della Seconda
Guerra Mondiale, dal quale si evidenziano le abilità manuali delle nostre
antenate. La narrazione è fatta
attraverso gli occhi di un bambino che all’epoca aveva 8 anni, quindi questa
è una storia vera…. solo un po’ romanzata!
E’ una fredda sera d’inverno del 1940, come di
consueto alle 17.00 in punto, io, i miei genitori ed i miei fratelli abbiamo cenato (un po’ di acqua scaldata con
una bèla pastà ‘d lard e le verdure…
quello che noi chiamiamo minestrone) ed ora che sono le 19.00 è appena suonato
il coprifuoco.
Il portone
della corte è stato chiuso (chi ch’l’è dènta l’è al sicur, chi ch’l’è fòra ‘l grata ‘l mur!) ed ognuno di noi si sta piano piano dirigendo
verso la stalla; in casa il freddo è insopportabile e quindi cerchiamo un po’
di tepore dalle bestie.
All’interno del nostro cortile abitano altre 4 famiglie oltre
alla mia, ed ognuna di noi ha una stalla, chi più piccola chi più grossa, con
diversi animali. Questa sera nella nostra stalla sono venuti anche alcuni
vicini, fuori è buio pesto e fa parecchio freddo ma le bestie sono tante e con
il loro fiato riscaldano lo stanzone. Ci sono: pecore, mucche, conigli, porcellini d’india, galline, oche, anatre e il cavallo.
Lo stanzone è fievolmente illuminato; la corrente
elettrica è arrivata nelle case e quindi
nella stalla abbiamo una lampadina ( al
cèr) che però non fa tanta luce, per cui abbiamo acceso anche le lampade a petrolio(la lum).
Ognuno di noi ha portato la propria sedia ( cadrèghi’d legn e cadrèghi’d paja) e,
mentre gli uomini si mettono comodi sulle balle di fieno a riposare dopo una
giornata passata nei campi, le donne chiacchierano e noi bambini ascoltiamo le
loro storie.
Appena mi seggo ai miei piedi si è accuccia il Leo.
Chi è il Leo? E’ il nostro cane! Quasi tutti quelli del cortile hanno un cane
perché è un animale da compagnia, caccia i topi nella stalla, fa la guardia e
nei campi quando passa l’aratro lui è sempre dietro a caccia di topolini.
La donne chiacchierano tra di loro e sembra che ci
siano nuovi pettegolezzi in Paese; non credo però che tutte queste storie siano
molto attendibili perché le donne in questo periodo dell’anno non vanno alla
roggia a lavare i panni e quindi le notizie non sono di prima mano….In inverno,
infatti, i panni si lavano in casa, in una tinozza con l’acqua calda e poi si
appendono ad asciugare sulla stufa.
Alla luce tenue delle lampade vedo i volti delle
donne più anziane: la nonna Martina, l’Angiulina, l’Amabile e la Cogiula che prendono posizione sulle proprie sedie
con i piedi appoggiati ad una stufetta riempita di cenere e brace tolta dal camino
di casa (la Scaudìna) ed estraggono
dal cestone del lavoro (al scistìch da
lavor) gli attrezzi del mestiere. La nonna Martina prima di iniziare il
lavoro estrae dalla tasca la corona e inizia a far scorrere tra le dita i grani
intonando il rosario.
Finito di pregare si siede in mezzo a noi bambini ed
incomincia a raccontare una storia: “Nel castello c’erano il re e la regina e
la regina aveva messo in cantina due grossi cani a fare la guardia… cani grandi
cosi… con bocche grandi cosi…”. Non penso che questa storia si concluderà
neanche stasera perché è una storia a puntate che va avanti da giorni e noi
bambini ascoltiamo rapiti mentre lei sferruzza rapidamente con le sue abili
mani.
Ferri da maglia
Ieri sera ha terminato dei sottocalza (Scalfìtt), mentre questa sera si dedica
alla parte alta ( Cauzitìtt ) e per
farlo estrae dal cestone 4 piccoli ferri a due punte che le serviranno per
lavorare in tondo ed un gomitolo di lana. Nonostante sia molto anziana le sue
dita si muovono velocemente intorno ai ferri. Il lavoro in tondo a 4 ferri non
è semplice, tanto più che a mano a mano che procederà con la lavorazione, dovrà
togliere un ferro rimanendo con 3 e poi arrivata alla punta ne toglierà un
altro concludendo il tutto con 2 ferri . La parte più difficile sarà il tallone.
Cucirà poi le due parti della calza con
un grosso ago da lana.
Lavorazione a 4 ferri
L’Angiulina sta invece lavorando, con due lunghi
ferri da maglia (al gugi par lavrè a
maja) serrati sotto le ascelle, la
parte davanti di un maglione, poi sarà la volta del retro ed infine delle
maniche per le quali però utilizzerà anche lei i 4 ferri piccoli.
La lana che stanno usando viene dalla tosatura delle
nostre pecore e dalla filatura che le donne hanno fatto questo autunno. Poi, in
primavera, tutti i capi finiti durante l’inverno saranno tinti insieme a quelli
delle altre donne della corte. In una grossa pentola di rame infondo al cortile
verrà fatta bollire l’acqua insieme a fiori e foglie di diverse piante a
seconda del colore che si vorrà ottenere. Per esempio i fiori di papavero
serviranno per ottenere il rosso, mentre le castagne matte (ippocastano)
tingeranno i capi di marrone.
Particolare di un ricamo
Alcune sedie più in la, le bambine stanno imparando
a ricamare per preparare la loro dote (la
dòta).
Esempio di dote
Le più piccole fanno punti semplici (punto giorno – l’asgiur, punto pieno – punt pich, punto erba – punt’èrba,) mentre le più grandicelle
si stanno esercitando con il punto ombra( punt’umbra)
e il punto mosca ( punt musca). Quasi
tutte sanno già lavorare anche all’uncinetto ( al cruscè), ma qui nella stalla c’è poca luce e si fa fatica a
vedere bene i punti…
Una volta alla settimana passa, di corte in corte,
un signore di Novara (l’ambulant dla
stòfa) con il suo carro trainato da un cavallo che vende pezze di stoffa. Tutte
le donne escono di casa per andare a curiosare tra la merce e gli scampoli
acquistati e sapientemente ricamati diventano lenzuola, coperte, tovaglie e
fodere di tela (lantzòj, quèrti, tuaji e
fòdri’d tèla)
Di fronte a me siede la mia mamma che, con ago,
filo, ditale e ovetto di legno (gugi,
fil fòrt, didà, indighè) sta rammendando un paio dei miei pantaloncini. Noi
bambini, infatti, anche d’inverno portiamo pantaloncini corti e il freddo
penetra nelle nostre ginocchia facendole diventare tutte rosse. Gli uomini invece
portano pantaloni lunghi e sempre fatti in casa.
Uncinetti, ditale e bottoni
Tutti gli attrezzi per cucire e rammendare (forbici-
furseti, aghi-gugi, ditali-didà,
spolette di filo-spuleti da fil,
bottoni –butòj, fettuccia-stròpa) si possono comperare da alcune
donne, provenienti da Galliate, che una volta alla settimana, spingendo a mano
un carretto montato su una ruota di bicicletta, passano di casa in casa proponendo
la loro merce.
La storia della nonna Martina procede spedita ma io
non la ascolto quasi più. La fievole luce, l’odore del latte, del fieno , dei
carboni accesi int' la scaudìna e
questo tepore mi fanno chiudere le palpebre, un senso di stanchezza ma anche di
serenità mi pervadono. In lontananza il campanile della Chiesa suona le 22.00 ed è ora di lasciare la stalla e di
rientrare in casa a dormire…. domani sarà un’altra lunga giornata nei boschi a
far legna.
Forbici, spolette di filo e ditali
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